Molte sono le poesie e fillastrocche, popolari o anche di autori famosi, dedicate a San Martino dal quale nasce la tradizione dell’estate di San Martino
Novembre – Giovanni Pascoli 1890
Gèmmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate
fredda, dei morti.
San Martino – Giosuè Carducci – 1883
La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
San Martino – Luigi Cerutti
Per la campagna triste e lontana
gelida soffia la tramontana.
Martino scende dal suo destriero
c’è un poverello lungo il sentiero…
Non ha vestito, casa non ha,
a riposarsi come farà?
Il cavaliere toglie il mantello,
metà lo dona al poverello.
Oh, meraviglia: si rompe il cielo…
E si diffonde dolce un tepore,
qua e là tra l’erba rispunta il fiore.
Dal cielo scende, premio divino,
sempre l’estate di San Martino.
“A San Martino si travasa il vino”.
Il vino in questo periodo si toglie dai tini e si pone ad invecchiare nelle botti.
“A San Martino ogni mosto è vino”.
A San Martino il mosto comincia già a saper di vino. Passato attraverso un filtro si può gia bere.
“Se il dì di San Martino il sole va in bisacca, vendi il pane e tieniti la vacca. Se il sole va invece giù sereno, vendi la vacca perché è poco il fieno”.
“Par Sa’ Marten u s’imbariega grend e znèn”,
“Per San Martino si ubriaca il grande e il piccino”
“oche, castagne e vino, tieni tutto per San Martino“