Olio Umbro

Olio Umbro MontefalcoLe origini dell’olivo si confondono con quelle della civiltà Mediterranea; si hanno prove che i primi uliveti vennero coltivati nelle zone fra l’altopiano del Pamir e il Turkestan, arrivarono nelle zone mediterranee intorno al 1000 A.C. e seguirono l’espansione delle antiche civiltà Greca, Etrusca e Romana.

Gli Etruschi coltivarono gli olivi prima dei Romani, ma questi ultimi ebbero il merito di propagarlo in modo sistematico e razionale.
I  romani dell’epoca, distinguevano dieci varietà di olivo e cinque diverse categorie di olio di oliva:
• Oleum ex albis ulivis – il più pregiato, ottenuto da olive verde chiaro.
• Viridae – ottenuto da olive che iniziano ad annerire.
• Maturum – ottenuto da olive mature.
• Caducum – ottenuto da olive cadute a terra.
• Cibarium – ottenuto da olive bacate e destinato agli schiavi.

Con la caduta dell’Impero Romano e in seguito alle invasioni barbariche, la pratica colturale dell’olivo quasi scomparve. Più tardi nel Medioevo furono i frati, ricreando all’interno dei monasteri oliveti di grandi dimensioni, e diffondere nuovamente il commercio dell’olio che raggiunse il culmine durante il Rinascimento.
Dopo un momento di crisi durante la dominazione spagnola, la cultura dell’olio e dell’olivo si sta nuovamente diffondendo come ingrediente principale della migliore qualità della vita, intesa come ritorno ai ritmi e ai tenori armonici delle piccole “città ideali” che nel paesaggio Umbro trova numerosi esempi.

Le principali varietà dell’olivo destinate esclusivamente alla produzione di olio in Umbria sono:

  • Agogio – (detta anche Dolce Agogia, Nerella, Olivella). Coltivata solo in Umbria e poco diffusa a causa della scarsa produttività, fornisce però olio assai pregiato. Ha frutti neri e grossi (2,5/3 grammi).
    • Correggiolo – Simile alla varietà Frantoio, è diffusa in Toscana, in Umbria e nelle Marche.
  • Frantoio – (detta anche Frantoiano, Grognolo, Raggio, Razza). Diffusa in Italia Centrale (Toscana, Marche, Umbria) e nel Garda, ha un albero di buona vigoria, con una vegetazione rigogliosa e una produttività elevata, con buona resa in olio di notevole qualità. I frutti sono di forma allungata color rosa violaceo che tende al rosso. Autofertile. Elevata la qualità dell’olio estratto.
  • Leccino – (detta anche Leccio). Originaria della Toscana, è diffusa anche in Umbria, Marche, Lazio. Di medio sviluppo, ha chioma raccolta, discreta produttività, con frutti di colore nero e media resa in olio. Resiste al freddo. Autosterile, è impollinata da Pendolino, Frantoio, Morchiaio. Buona la qualità dell’olio astratto.
  • Moraiolo – (detta anche Morello, Morinello, Morellina). Ha sviluppo medio, con frutti piccoli, rotondi, di peso poco superiore a 1 grammo, neri a maturità. Produzione media, con resa in olio medio alta. Teme il freddo. Autosterile, è impollinata da Pendolino, Frantoio, Fecciaro. Elevata la qualità dell’olio estratto.
  • Nostrale di Rigali – Originaria di Gualdo Tadino, mostra produttività media, alto contenuto in olio e buona qualità dell’olio. Autosterile, impollinato dal Raggio.
  • Pendolino – Coltivata in Toscana e in Umbria, è medio alta, con rami penduli. Presenta buona produttività e media resa in olio. Ha frutti medio piccoli color verde chiaro, con pigmentazione violacea. Autosterile, è un buon impollinatore.
  • San Felice – Produttività media-elevata, contenuto in olio medio alto e buona qualità dell’olio. Autosterile viene impollinato dal moraiolo. Sensibile a siccità e al freddo.

Nelle altre regioni d’Italia, troviamo soprattutto:

  • Biancolilla – Coltivata prevalentemente in Sicilia.
  • Bosana – Varietà tipica della Sardegna.
  • Canino – (detta anche Caninese). Coltivata nel Lazio.
  • Carboncella – Originaria del Lazio, è diffusa anche nelle Marche e in Abruzzo.
  • Casaliva – Si ritrova in Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli.
  • Dritta – Diffusa soprattutto in Abruzzo.
  • Gentile di Chieti – Varietà derivata dal Frantoio, è coltivata in Abruzzo.
  • Ogliarola Barese – Coltivata in Puglia, Campania e Basilicata.
  • Ogliarola Messinese – Coltivata in Sicilia.
  • Olivastra Saggianese – Coltivata in Toscana.
  • Passalunara – Originaria della Sicilia.
  • Rosciola – Diffusa nel Lazio e in Italia centrale.
  • Taggiasca – (detta anche Lavagnina). Diffusa in Liguria.


Gli Ulivi Monumentali in Umbria

La salvaguardia degli Alberi Monumentali italiani prende vita agli inizi degli anni ’80  attraverso progetti di sensibilizzazione, di catalogazione e di creazione di norme di tutela e di valorizzazione; nel 1982 Corpo Forestale dello Stato stilò il primo censimento degli Alberi Monumentali d’ Italia, individuando sul territorio nazionale 1255 piante considerate di “maggiore interesse ambientale e culturale”. 
La recente Legge n. 10 del 14 Gennaio 2013, fra l’altro, potenzia il quadro normativo dedicato agli Alberi Monumentali, introducendo la definizione giuridica univoca di “Albero Monumentale” come riporta testualmente la norma:

Agli effetti della presente legge e di ogni altra normativa in vigore nel territorio della Repubblica, per «Albero Monumentale» si intendono:

  1. l’albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;
  2. i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;
  3. gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.

In Italia gli alberi secolari, definiti “Alberi Monumentali” o “Monumenti Vegetali” sono censiti dal Corpo Forestale dello Stato attraverso il CREA.

In Umbria gli Ulivi inseriti in questo inventario sono :

Olivo Sant’Emiliano” conosciuto anche come “Olivo del Vescovo”, si trova in località Bovara del Comune di Trevi (PG), al quale studi scientifici recenti hanno attribuito, con il metodo del radiocarbonio, un’ età di circa 1600 anni.

“Olivo di Macciano” che si trova a 2 km da Giano dell’Umbria (PG), vicino al cimitero di San Sabino, una piccola frazione caratterizzata da oliveti e vigneti che si estendono in gran parte della campagna umbra.

Olivo di VillastradaIl gigantesco albero di ulivo (Olea europaea) nell’area di Villastrada, Castiglione del Lago (provincia di Perugia) ha un tronco della circonferenza di 12 metri. Secondo le diverse stime, potrebbe esser stato piantato intorno al V secolo a.C., il che gli conferirebbe la veneranda età di 2500 anni.


 

Divisorio con Stemma di Montefalco2018